Psicologia Clinica
ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Psicologia Clinica
Consulenza e sostegno psicologico
individuale, di coppia, familiare e di gruppo.
Interventi psico-educativi per infanzia e di gruppo.
Sostegno e supporto psicologico
DISTURBI D’ANSIA – ATTACCHI D PANICO – FOBIE DISTURBI DELL’UMORE DISTURBI ALIMENTARI DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DISTURBI DI PERSONALITA’ DIPENDENZE PATOLOGICHE
Cos’è quindi il sostegno psicologico e a cosa potrebbe essere utile?
Si tratta di un supporto umano per la persona finalizzato ad alleviare il disagio in situazioni di vita specifiche.

Può essere utile per elaborare pensieri e vissuti emotivi di un dato momento.
Solitamente per situazioni di vita specifiche si intende l’adolescenza, la genitoralità, la terza età, situazioni lavorative (cambio, perdita, stress, burnout), affettive e relazionali (separazioni, perdita, tradimenti ect).
Il sostegno si basa su di una relazione empatica tra lo psicologo e l’utente attuata per ascoltare, interagire e colloquiare.
Durante la relazione ci si concentra non solo sul problema attraverso la sua definizione in percorsi da intraprendere e obiettivi da raggiungere, ma anche e soprattutto sulle risorse inespresse dell’individuo affinché siano supportate e potenziate.
Età evolutiva
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO ADHD DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO PARENT TRAINING TEACHER TRAINING
PSICOEDUCAZIONE
Psicologia dell’età evolutiva. … La psicologia dell’età evolutiva è il settore della psicologia dello sviluppo che studia il processo di crescita e organizzazione delle persone, legata alla crescita fisica e psicologica nell’ambiente sociale, nel periodo che va dalla nascita ai 18 anni.


Psicologia forense
La psicologia forense è un’area specialistica della psicologia giuridica che si occupa dei processi psicologici relativi ai diversi aspetti della dimensione giuridico-forense.

Vi mettiamo in contatto con esperti del settore!
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Sostegno e supporto psicologico
Quando si tratta di questioni intime o di argomenti tabù, parlarne diventa sorprendentemente difficile.
Apertura e sincerità sono ideali diffusi, che ben volentieri siamo disposti a perseguire, e tuttavia certe cose preferiamo tacerle.
«Non esistono dati che ci dicano quante persone si portano dentro un problema che le inquieta, le inibisce e le tormenta, che causa sensi di colpa e disturbi nelle relazioni personali e finisce per condizionare tutta la loro vita», dice lo psicoterapeuta Uwe Bösche-Meyer. Ma probabilmente sono numerosi quelli che semplicemente non riescono a dare voce alla “cosa”.
La “cosa” può essere la più varia: l’irritazione per l’avarizia del partner, un’avventura che si vorrebbe confessare ma non si osa farlo, desideri sessuali che si crede l’altro non possa accettare, un aborto clandestino, la paura della morte durante una grave malattia, una macchia nel passato della famiglia.
I motivi del silenzio sono molteplici. A seconda della gravità del tema, l’orgoglio o la vergogna impediscono di aprire bocca. O anche la paura: non si vuole ferire l’altro, si teme di perderlo se venisse a conoscenza della verità. Psicologi e studiosi della comunicazione hanno accertato che spesso il perché, cioè la motivazione che induce a tacere, è più importante del contenuto della confessione.
Si arriva così a evitare sistematicamente certi temi, come risulta da una ricerca di Tamara Afifi, John Caughlin e Walid Afifi, dell’Università dello Iowa. Il soggetto teme la possibile reazione violenta dell’altro, l’emotività e la sgradevolezza che possono accompagnare un qualunque accenno al tema caldo. Un’altra ragione del silenzio è il comprensibile desiderio di non compromettere la qualità della relazione: è la semplice paura di un litigio, temuto come l’inizio di una spirale discendente.
Questi timori non sono infondati, secondo Böschemeyer. Non è affatto scontato che l’altro gradisca la confessione. È molto più probabile che si debba fare i conti con reazioni anche drammatiche.
È il caso, descritto da Böschemeyer, di una moglie che viene a sapere che il marito frequenta da anni una prostituta: «È rimasta senza fiato. Poi, del tutto dimentica della mia presenza, ha scaricato sul marito la tempesta di sentimenti suscitata dalla sua confessione. Piangeva, imprecava, insultava lui e se stessa, picchiava con il pugno sul tavolo. Infine si è rifugiata in un lungo pianto».
Tuttavia, malgrado le possibili reazioni drammatiche dell’interessato, la maggior parte dei ricercatori sottolinea che dal punto di vista emotivo questi non facili discorsi – confessioni, outing, critiche lungamente represse – sono più salutari di quanto si creda.